I
Poi il figlio s’era perso, d’improvviso nella piazza
tra la gente nasce il vuoto dove prima stava in piedi:
e nessuno che sapesse, mai nessuno che abbia visto
la maglietta a righe viola, il cappello rosso in testa.
Che ne sai dello spavento gli gridava in pieno viso
che ne sai di quel dolore di una madre resa monca
che ne sai gli ripeteva delle ipotesi più infami
e con le mani sulle spalle come merce lo scoteva.
Che ne sai delle rinunce
del dolore che nel parto ti divarica la fede
che ne sai del corpo a corpo che nei mesi si fa spazio
per lo spazio che reclami, che ne sai
che non sai niente: della vita come cambia e del tempo
che smarrisce
si restringe per sparire e sparendo ti risucchia
si travasa in ogni anno che ti vede diventare.
Che ne sai che non sei niente
la mia vita che frantuma genuflettere ogni giorno
quella vita che depredi perché tu ne sei presenza…
Tu non sai della fatica che comporta il proseguire
tu non sai che per averti ho rinunciato a tutto il resto
e rientriamo ora è meglio
tieni stretta la mia mano che ti guido fino a casa.
Proseguiva poi più calma: ogni madre è la memoria
di quel Cristo che si dice, ma nel fatto è quella madre
che nell’ombra resta e muore
che patisce la scomparsa
ferma ai piedi di ogni monte…