Elles étaient voicines dans l’abîme du temps
la mort tournait autour de cette mémoire nomade
(...) elles déposèrent les souvenirs, la nuit et les
rêves dans une chambre vide
Tahar Ben Jelloun, Non identifiés
E’ venuto con i passi nell’erba,
è un vento che pensa e ha avuto un prato là,
e scende, va così, e sale nella mummia del fieno il suo forcone.
Su, qui, Silvano Berra ricorda Franco che tagliava ieri i càrpini.
Io faccio fatica a dire chi sono perché non è più niente l’erba che capita.
Aspetto sul muro il muro per sedermi, di poter guardare qui davanti
il vento che è stato, i giorni che erano anche per me giornate di caldo.
La nonna malata, ma era sempre un po’ magra, malata,
avvilita per le spese del funerale:
come fate, lo ripeteva alla mamma.
L’avevano portata con il carro all’ospedale e poi quando era venuta
tra quelle due finestre si era fermato.
Uno ubriaco l’aveva messa in spalla come un sacco. E’ morta così,
l’hanno messa in terra ma era morta.
Stava lì, nel suo vestito, con quello che si era visto sempre.
Era buona, era una donna buona.
Piangi qua, borgo senza nessuno
carbone dei corpi e delle mucche
vestiti bruciati, visi neri
fumo delle carni e del fieno umido.