A.
Non sono il primo a parlare d’Europa.
Nemmeno saro l’ultimo
(probabilmente).
E il nome di una ninfa
- sodomizzata da Zeus (o da Pan?) -
di una bestemmia e di una crociata
lunghe dei secoli.
Si gioca su un equivoco:
un destino accecante in mano a un mito
greco.
Di violazione.
Cantano a ricarica,
ripetono i richiami
gli Argonauti e i Feaci
l’Ostro e il Maestrale
Mohács e Poitiers.
Una serie di salmi
inascoltati
- una risata intanto che risponde,
prolifica e divina -
moltiplicati fino alla nausea.
B.
Ti vestivi da re,
la tua saggezza e solo
una penisola.
Un corteo innaturale
- senza prefiche e senza lamenti -
cerca ancora un guado controllato
da ragazzini.
Fragoloni di Chernobyl
comme petit-déjeuner.
La corte si ritira per decidere.
Bon appétit.
C.
Hanno vissuto - sai -
concertando le tappe della Nuova
Umanita.
(Che gli e rimasto in mano?)
Senz’altro il posto in mezzo nelle carte
geografiche, nei planisferi
- di parte - disegnati dai cartografi
di Sua Maesta.
Davvero non e poco.
D.
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